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Ipersensibilità dei denti: cause e terapie

Nel corso della propria vita, la dentizione può modificare la propria sensibilità agli stimoli esterni che riceve nella quotidianità durante le funzioni di fonazione, respirazione, alimentazione.
Sia dal punto di vista anatomico che psicologico, ogni persona presenta individualità e peculiarità personali che lo mettono in condizioni favorevoli o meno di far fronte agli stimoli esterni, avendo quindi ognuno di noi i suoi punti di forza e i propri “punti deboli”!
Anche la bocca, come già in passato abbiamo visto, è per ogni persona un luogo
individuale che sfugge a qualsiasi possibilità di schematizzazione rigida.
Dal punto di vista della sensibilità ci sono quindi individui che da sempre hanno reazioni estreme o comunque molto acute, agli stimoli termici, soprattutto al freddo, e questo fa parte delle loro peculiarità. In genere chi presenta una tipologia dentale di ipersensibilità dentale (più correttamente definita in termini odontoiatrici “ipersensibilità dentinale”) sa da sempre che quando assume cibi o bevande molto fredde i suoi denti reagiscono con trasmissione di un “fastidio” che può addirittura assumere connotazione di dolore dentale, seppur di brevissima durata.
Altre persone invece notano improvvisamente, mentre fino al giorno prima mangiavano persino i cubetti di ghiaccio delle bibite, che i loro denti sono diventati sensibili quando lo stimolo introdotto supera una soglia termica che a loro stessi pare essere normale (ad esempio bere un bicchiere d’acqua dal frigorifero o lavarsi i denti con l’acqua del rubinetto).

Si dice allora che è comparsa ipersensibilità dentinale!

Tale fenomeno può presentarsi temporaneamente a causa di una transitoria infiammazione gengivale; quando è così, il problema si risolve spontaneamente in un paio di giorni di corretto spazzolamento domiciliare (magari con acqua tiepida per evitare il fastidio).
Quando invece la sensibilità tende a manifestarsi con continuità, magari con aumento anche della facilità con cui si sviluppa, il problema è meglio che venga analizzato dal dentista: è il momento di recarsi in studio!
Le cause dell’insorgenza di questo problema possono essere di natura puramente dentale, di natura gengivale oppure da un insieme di queste due situazioni.
La principale causa dentale origina dall’abrasione dello smalto del dente in corrispondenza della zona in cui il dente “entra” nella gengiva, le cosiddette lesioni “al colletto del dente”.
Spesso questa riduzione dello strato di smalto non ha motivazioni legate allo sviluppo di carie, che invece possono propagarsi più facilmente dopo che le lesioni dello smalto si manifestano. Una perdita dello smalto al colletto del dente deriva infatti primariamente da incorretti contatti occlusali che determinano una sollecitazione impropria del dente, da scorrette manovre di igiene orale che diventano troppo aggressive sullo smalto, da una alimentazione che tende a diminuire il pH della saliva, ovvero con alimenti che aumentino
il livello di acidità del cavo orale.
Quando lo smalto tende comunque ad usurarsi e ad assottigliarsi nella zona del colletto, la protezione offerta alle strutture dentali più profonde, e quindi anche alla polpa dentaria, si riduce, con un meccanismo fisico legato sia alla riduzione dello spessore che alle
microfratture che si formano nel corso dell’usura stessa del tessuto.
Possono quindi comparire sensibilizzazioni agli stimoli più forti e ripetuti che si esercitano direttamente sulla zona lesionata. In queste condizioni, cioè con la presenza di uno strato di smalto ancora presente, anche se ridotto, la situazione può essere tenuta sotto controllo, riducendo i fastidi legati alla sensibilità con l’uso quotidiano di dentifrici idonei, che  possono in parte compensare la minor protezione ormai presente.
Quando invece lo smalto viene ad essere completamente lesionato e risulta esposta la parte sottostante del dente, formata dalla dentina, è necessario eseguire una ricostruzione con materiali resinosi compositi della porzione di dente andata persa, per proteggere la polpa dentaria dove, attraverso la canalizzazione tubulare della dentina stessa, essa rischierebbe di venire in parte colonizzata dai microbi che date le loro ridotte dimensioni, riuscirebbero a passare attraverso tali tubuli.
Questo potrebbe portare ad una sensibilizzazione irreversibile per infiammazione cronica a carico della polpa, che non regredirebbe più nemmeno in caso di una ricostruzione adeguata eseguita in un secondo tempo.
Quando poi insieme al problema dentale ci si mettono anche le retrazioni gengivali la
patologia di ipersensibilità può ulteriormente complicarsi.
Le retrazioni gengivali sono quelle situazioni in cui la gengiva, che prima copriva
perfettamente il dente fino alla zona del colletto dentale, si retrae e scopre prima una parte di dente ancora coperto di smalto, fino a lasciare visibile una porzione della radice che essendo ricoperta da un tessuto più permeabile dello smalto già può comportare lo sviluppo di ipersensibilità.
La retrazione può insorgere sia per problemi legati alla “ruvidità” del dente laddove già esistano lesioni del colletto da manovre di igiene orale scorrette o troppo aggressive.
La terapia in questo caso può diventare complessa quando le retrazioni sono importanti dal punto di vista numerico (ovvero di molti millimetri rispetto alla condizione di salute, nonché estesa su più denti) o dal punto di vista biologico (ovvero quando la gengiva più forte chiamata gengiva aderente si riassorbe quasi completamente).
La terapia consiste in trattamenti chirurgici a lembo dove, dopo il preventivo
“scollamento” del tessuto gengivale che ha subito la retrazione, questo viene riposizionato e bloccato con punti di sutura, in modo che con la guarigione della ferita che ne deriva, il dente torni ad essere correttamente coperto da una valida struttura gengivale.
Nei giorni successivi il paziente deve seguire rigorose norme di igiene orale, che da una parte impediscano l’accumulo di placca dentaria, ma dall’altra non siano troppo aggressive o invasive e possano compromettere la guarigione della ferita.
Anche l’alimentazione deve avvenire con particolare attenzione alla consistenza (niente cibi troppo duri) e alla temperatura dei cibi e delle bevande (niente cibi caldi) che si ingeriscono.
I punti di sutura vengono rimossi, a seconda del tipo di intervento, dopo tempi che vanno mediamente dai 7 ai 15 giorni.
In ogni caso il paziente dovrà seguire dei frequenti controlli in studio durante la
guarigione, in modo da permettere al dentista di controllare e mantenere prive di placca le zone dentali in corrispondenza della gengiva correttamente riposizionata.
Questo tipo di interventi ha una prognosi non sempre semplice da stabilire e il successo dipende da una serie di fattori tra i quali, di estrema importanza, c’è la situazione iniziale di partenza; è cioè importante non arrivare dall’odontoiatra con situazioni già molto compromesse perché avrebbero poi maggiori difficoltà di guarigione corretta notevolmente più elevate.