All posts by StudioColombelli

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio III°- “LE PATOLOGIE DENTALI PEDIATRICHE”

I motivi che rendono necessaria la visita odontoiatrica del bambino non sono sempre e solo legati alla voglia del genitore di eseguire un controllo della situazione dentale del piccolo.
A volte la seduta odontoiatrica si rende necessaria per la comparsa di problemi che il bambino inizia a lamentare a carico del suo cavo orale, indicando in genere alla mamma o al papà che “i dentini gli fanno male”!

Ma quali cause provocano dolore ai denti decidui (da latte) del piccolo paziente?

La causa principale del dolore dentale resta, anche per i denti dei piccoli pazienti, la presenza di una lesione cariosa che espone la parte profonda del dente e provoca prima un aumento della sensibilità agli stimoli e poi, approfondendosi verso la polpa dentaria, un dolore spontaneo sul dente stesso.
Infatti anche i denti da latte possono cariarsi e possono fare male come quelli di un adulto!
Le terapie da eseguire sono in tal caso una otturazione (per ricostruire la parte cariata) che può di diventare una pulpotomia (eliminazione della polpa del dentino) se la carie è molto profonda. Grosse carie possono rendere necessaria anche l’estrazione del dente se troppo distrutto o se, a seguito del progredire della carie nella polpa, si vengono a creare ascessi ripetuti intorno al dente; in quest’ultimo caso le terapie dentali vanno spesso associate ad assunzione di terapia antibiotica per controllare il problema settico.
L’estrazione del dentino si rende a volte necessaria anche per motivi di ordine ortodontico, ovvero quando la permuta con i denti permanenti non avviene in modo equilibrato e corretto. In tali casi il dente da latte rimane come “bloccato” e non permette con la sua caduta l’eruzione del dente permanente sottostante; in taluni altri è invece il dente permanente che erompe di lato a quello deciduo, poco sollecitato a cadere, che quindi va aiutato in modo da lasciare lo spazio corretto.
Problemi di permuta dentaria possono anche determinare fastidi da infiammazione gengivale, quando l’uscita del dente dalla gengiva la irrita, creando infiammazioni a volte molto dolenti. In tal caso è sufficiente una dieta morbida e fresca per qualche giorno associata a corretta igiene orale, anche se può diventare necessario fare piccole incisioni gengivali (ulotomia, opercolectomia) per creare situazioni tessutali più favorevoli all’uscita del dente.
Si tralasciano in questa sede le terapie ortodontiche che possono essere necessarie in caso di discrepanze tra spazio osseo e denti o di cattivo allineamento dentario, non legate a sintomatologie dolorose per il piccolo paziente.
Spesso la visita dal dentista viene a rendersi necessaria a seguito di traumi del viso.
Un trauma del distretto oro-facciale può infatti provocare lesioni ai tessuti molli (labbro, gengiva) ma anche ai tessuti duri del cavo orale (denti, osso alveolare).
Quando i traumi interessano le strutture ossee del cranio le pertinenze sono di tipo maxillofacciale, ma sono molto più frequenti le lesioni che si scaricano primariamente a labbro, gengiva e denti.
Lesioni dei tessuti molli rendono necessario un controllo del sanguinamento e della ferita ed eventualmente una terapia antibiotica se i tessuti sono molto aperti e c’è stato il rischio di contaminazione batterica.
Quando a pagare le spese del trauma sono i denti, va valutata prima di tutto l’entità della lesione e il fatto che la polpa dentaria non venga compromessa. Le terapie possibili in questi casi vanno dalla ricostruzione della porzione dentale fratturata fino alla devitalizzazione del dente prima di eseguire una terapia di ricostruzione, che ad età avanzata può diventare una terapia protesica. A volte è possibile riattaccare il frammento; i fattori da considerare in tali casi sono l’entità della perdita, il tempo trascorso, come è stato conservato il frammento (ideale tenerlo in soluzione fisiologica o in alternativa nel latte).

Quali norme adottare per migliorare la prevenzione domiciliare?

Le cose fondamentali sono alla fine le più semplici: una corretta e attenta igiene domiciliare, una dieta equilibrata con zuccheri raffinati nei pasti principali, evitando bibite gasate e zuccherate nonché caramelle e dolciumi fuori pasto se non è possibile lavarsi i denti successivamente.
Questo per eliminare una continua presenza di zuccheri nel cavo orale, riducendo il rischio di sviluppo di carie.
Fondamentali poi le visite di controllo periodiche dal dentista per intercettare rapidamente problematiche e patologie all’esordio e renderne più semplice la risoluzione.

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio II° “LA SEDUTA ODONTOIATRICA”

Abbiamo visto nell’Episodio I° della nostra personale trilogia (“Prima della Visita”) l’importanza di evitare da parte del genitore troppe raccomandazioni al bambino prima della seduta odontoiatrica, per scongiurare il rischio di uno stressante sovraccarico di informazioni. Arrivato il momento della visita, il bambino viene accompagnato dal dentista, che a questo punto gestirà al meglio l’approccio nei confronti del piccolo paziente.

E’ sempre possibile ottenere la collaborazione del bambino?

Va onestamente chiarito che non sempre si ottiene una totale o anche solo parziale collaborazione spontanea da parte del piccolo paziente. Nei bambini realmente non collaboranti le terapie possono essere eseguite solo utilizzando forme di sedazione cosciente (tecnica utilizzabile anche nello studio dentistico) o di vera e propria narcosi, cioè in anestesia generale (eseguibile solo in presenza di un medico anestesista e solo all’interno di strutture ospedaliere e cliniche abilitate).
Prima di ricorrere a queste opzioni, comunque più invasive, è corretto fare una serie di tentativi per cercare di ottenere la collaborazione del piccolo come si farebbe con un adulto.
Non è sempre possibile e mai semplice, ma alcune azioni e comportamenti da parte del dentista possono fare in modo che anche situazioni al limite diventino casi risolvibili, ottenendo delle buone percentuali di successo.

Quali fattori possono influenzare il comportamento del bimbo?

Vediamo i comportamenti più utili per far vivere al bimbo un’esperienza poco traumatica.
L’AMBIENTE. L’importanza di un ambiente che sia in grado di trasmettere serenità e tranquillità nel piccolo paziente e’ già una componente importante; l’uso di colori solari e caldi, insieme alla vivacizzazione con decorazioni e disegni tranquillizzano il piccolo paziente e lo dispongono ad una fase di ascolto curioso che può essere sfruttato come chiave di accesso alla sua collaborazione.
APPROCCIO E LINGUAGGIO. Il medico dovrà avere un approccio calmo e gentile, seppur sicuro e deciso, anche secco se necessario, sempre rientrando subito dopo nella complicità con il bimbo, ma è fondamentale chiarire chi stabilisce le regole di quel gioco. Il linguaggio da utilizzare e’ alla base del successo iniziale nella collaborazione e trasformare alcune parole secondo uno schema di gioco che le renda meno “invasive” per l’immaginario del bambino, può permettere di spiegargli ciò che si farà di lì a breve senza spaventarlo, ma senza che subisca qualcosa a cui non era preparato.
Va inteso da subito che il concetto di fondo non è quello di mentire o di prendere in giro il bambino, ma semplicemente quello di entrare nel suo mondo e trasformare quell’esperienza in una sorta di gioco, con delle regole che, a volte, potranno non piacergli, ma che lui cercherà di rispettare per non “tradire” il gioco stesso.
LA GRATIFICAZIONE DEL PICCOLO. E’ importantissimo dare al bimbo input di gratificazione ad ogni comportamento corretto, stimolando in lui la voglia anche di dimostrare la sua forza e la sua indipendenza. Gestito in maniera molto oculata anche la promessa di un premio finale può aiutare a migliorare la collaborazione soprattutto nei bimbi in età prescolare.
IL RAPPORTO BIMBO-DENTISTA. La presenza dei genitori dovrebbe essere anche in studio il più possibile limitata, e certamente quando questo non si può evitare, completamente passiva, sia nei momenti iniziali dell’approccio, sia nelle fasi di “trattativa” con il bimbo, e soprattutto in quelle operative vere e proprie. Questo per evitare che il piccolo trovi “facili appigli” nel genitore per evitare le terapie. La gestione corretta del rapporto è infatti quella in cui bimbo e dentista hanno una relazione di comunicazione diretta, assolutamente senza intermediari (accompagnatore/genitore nel nostro caso specifico!). L’ideale sarebbe che il genitore presenziasse alla visita iniziale, anche per essere informato insieme al piccolo paziente dei problemi nella sua bocca, ma, una volta spiegate e stabilite le cure, non fosse mai presente in studio durante le terapie, soprattutto se il piccolo paziente è già in età scolare; l’esperienza diventa allora per il bimbo anche una palestra per iniziare a testare la propria indipendenza.

Con un approccio corretto si riesce ad avere in genere un’ottima percentuale di successo nelle cure pediatriche, limitando al minimo i casi di assoluta non collaborazione, da trattare insieme all’anestesista.

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio I° “PRIMA DELLA VISITA”

Esiste prima o poi un momento in cui ci si rende conto che, così come per tutte le altre valutazioni mediche specialistiche, è arrivato per il nostro bambino il momento della prima visita odontoiatrica.
Il momento di solito spaventa un po’ il genitore, soprattutto quando è lui per primo a non gradire nemmeno per sé le sedute odontoiatriche!
Se un bambino decide che non vuole farsi visitare e curare sarà difficile convincerlo del contrario, quindi è fondamentale prevenire l’eventuale rifiuto a collaborare.

Ma cosa si può fare per avere un bambino collaborante dal dentista?

Una ricetta valida per ogni situazione non esiste, ma alcuni accorgimenti possono aiutare.
Innanzitutto, quando è possibile, è bene programmare la prima visita dal dentista fuori da un contesto di urgenza, legata a episodi dolorosi. In effetti per il bambino visitare un ambiente medico nuovo diventa molto meno stressante se ci si trova solo a chiacchierare e a far vedere i dentini, senza che sia richiesto altro intervento.
Sulla base delle reazioni del bimbo il dentista può decidere fino a che punto spingersi per testare la collaborazione ma senza l’obbligo di dover ottenere da lui subito una collaborazione completa per l’esercizio di terapie. Nella memoria del piccolo paziente resterà così un ricordo positivo che sarà utile quando invece sarà il momento di intervenire.
Un buon momento per decidere di fare questa prima visita può essere l’inizio della permuta dentaria, intorno ai 6 anni, quando cadono i primi dentini da latte. Questo cambiamento giustifica la novità della visita odontoiatrica, senza preoccupare troppo il piccolo paziente che può viverlo come un momento di crescita intellettuale. Se si sospetta qualche anomalia o ci sono problematiche di dolore, chiaramente tale visita andrà programmata prima: bisogna infatti sempre considerare che i dentini decidui possono essere causa di dolore come i denti permanenti.

Ma come preparare al meglio il bambino a questa nuova esperienza?

La preparazione migliore che il genitore può fare per aiutare il bambino a ben sopportare l’esperienza è la più semplice che si possa immaginare, ovvero: raccontargli il meno possibile!
Una cosa importantissima è soprattutto evitare il racconto delle proprie esperienze personali, cercando di enfatizzare le cose in modo positivo.
In effetti dai racconti personali del genitore, i bambini, dotati di estrema empatia e quindi molto abili nel leggere il linguaggio non verbale e cogliere ogni sfumatura di poca convinzione del genitore, ricavano spesso più timori che rassicurazioni; quanti adulti sono realmente credibili nel raccontare che andare dal dentista è bello e divertente? Non molti!
Altra cosa da evitare è cercare di raccontare in anticipo le manovre che compierà il dentista per prepararlo; infatti questo seppur lodevole tentativo mette in campo due problemi.
Il primo è che spesso il genitore non sa esattamente cosa ci sarà da fare e quindi rischia di dare informazioni che poi potrebbero essere smentite dai fatti, con il rischio che, se anche una sola cosa anticipata dal genitore venisse modificata, il bimbo perderebbe la voglia di fidarsi e affidarsi alle cure dentali.
Il secondo problema è che mettendosi come figura di riferimento competente sull’argomento, utilizzando magari le parole “sbagliate”, rischia di rendere inutile ogni tentativo del dentista di entrare nel mondo del bambino e trasformare tutto il più possibile in un gioco.

Ma cosa dire e fare alle domande poste a casa del piccolo paziente?

L’ideale è spiegare semplicemente che recandosi a questa visita, in questo posto nuovo, conoscerà il dottore dei dentini, un dottore che si occuperà di guardare come stanno i suoi denti e saprà spiegargli come fare per tenerli sani, oppure per curarli se già sono malati.
Alle innumerevoli domande che potrebbero scatenarsi dal bimbo, l’obiezione migliore per evitare risposte “pericolose” è quella di ammettere con sincerità di non avere la risposta, perché il genitore stesso, quando deve sapere come stanno i propri denti, si affida al dentista, che è il dottore che sa tutto dei denti.
Ovviamente tranquillizzandolo e spiegandogli che potrà fare tutte le sue domande durante la visita.
Il dentista a questo punto, avrà la possibilità di mettere in atto nel corso della seduta tutti i comportamenti più idonei (che vedremo nell’Episodio II°!), trovandosi di fronte un piccolo paziente
senza preconcetti, nati magari ancora prima di incontrarlo.
A proposito: evitare nel quotidiano di usare la figura del dentista come spauracchio per convincerlo a mangiare la verdura, a fare i compiti o ad andare a letto presto la sera, sarà alquanto utile per poter affrontare con lui la prima visita odontoiatrica in serenità!! 😉

La parodontite: cos’è e come curarla

La parodontite: cos’è

La parodontite è un disturbo dentale piuttosto frequente che interessa il parodonto, ovvero la struttura di sostegno del dente che comprende le gengive e l’osso alveolare di supporto.

Se non curata, la parodontite può portare alla distruzione dei tessuti che assicurano sostegno e stabilità ai denti.

Spesso il primo segnale di allarme e preoccupazione è dato dall’aumento della mobilità dentale.

In assenza di trattamenti adeguati le complicazioni della parodontite posso portare alla caduta dei denti.

Le cause della parodontite

A prescindere dai problemi di salute che possono insorgere a carico dei denti, all’interno della nostra bocca numerosi fattori possono causare problemi di salute del parodonto, cioè dell’insieme dei tessuti di sostegno del dente (gengiva, mucosa alveolare, osso alveolare).

Tali problematiche si manifestano inizialmente a carico delle gengive, con lo sviluppo di una infiammazione superficiale.

Tale infiammazione, se sottovalutata nel tempo, può aggravarsi, estendendosi ai tessuti più profondi, fino ad arrivare alla completa compromissione del sostegno osseo degli elementi dentari, che possono così cadere.

Le patologie che si manifestano al parodonto sono affezioni molto particolari e complesse.

Esse sono risultato della interazione tra fattori di aggregazione batterica, difese dell’ospite e fattori di rischio (fumo, patologie del sistema immunitario, scompensi metabolici, disbiosi, etc.).

La gengivite

Il punto di partenza è una infiammazione gengivale superficiale, definita gengivite-

La gengivite si manifesta anche solo trascurando l’igiene orale quotidiana per 24 ore.

I sintomi sono principalmente un “fastidio” generalizzato più o meno intenso che si associa a lieve sanguinamento quando le gengive vengono stimolate.

Il primo errore che si commette è ridurre lo spazzolamento, pensando che sia il trauma meccanico a causare il sanguinamento, ma in realtà è la continua presenza di placca batterica sui denti che mantiene lo stato infiammatorio.

Una gengivite di questo tipo si risolve spontaneamente dopo un paio di giorni di attento e corretto uso di spazzolino e dentifricio, eventualmente integrato con un adeguato collutorio (su questo si può chiedere un consiglio al proprio dentista).

Le complicazioni della gengivite

Se però si sottovaluta la situazione, l’infiammazione tende a progredire e ad approfondirsi, andando a coinvolgere i tessuti gengivali sempre più in profondità e creando quelle che si definiscono tasche gengivali.

Le tasche gengivali sono zone in cui la gengiva infiammata non si “attacca” più biologicamente in modo corretto al dente o all’osso alveolare e dove si crea un circolo vizioso in cui l’accumulo di placca nella tasca gengivale viene sempre più facilitato dai danni che la stessa infiammazione ha causato.

Il dolore aumenta di intensità e frequenza e le gengive iniziano a sanguinare anche spontaneamente e non solo se stimolate. Può insorgere anche alitosi.

Quando l’infiammazione delle gengive diviene profonda e arriva all’osso alveolare le tasche diventano osteogengivali, perché ad essere compromesso è anche l’osso alveolare: si inizia a parlare di malattia parodonotale o parodontite.

La malattia parodontale

La malattia parodontale (nel passato comunemente nota come “piorrea”) tende così a cronicizzare ed evolvendosi causa la perdita dei denti per riduzione del supporto dell’osso alveolare che li sostiene nella mandibola.

Come detto prima, tale patologia si presenta come un’affezione molto complessa, che crea danni ai tessuti del parodonto.

Le cause sono sia diretta – i batteri si accumulano nelle tasche – sia indiretta, per le reazioni infiammatorie che insorgono proprio in difesa dei batteri che ne sono la causa.

In altri casi è il risultato dell’interazione tra fattori di aggregazione batterica, difese dell’ospite e fattori di rischio (fumo, patologie del sistema immunitario, scompensi metabolici, disbiosi, etc.).

La parodontite può essere ereditaria

Esiste purtroppo la possibile ereditarietà del problema, in quanto geneticamente può essere trasmessa una maggior suscettibilità dei tessuti orali ai batteri che causano malattia parodontale.

Tuttavia, fattore genetico non è determinante per l’insorgenza della patologia vera e propria se l’igiene orale domiciliare è corretta.

Come curare la parodontite

Non esiste un farmaco risolutivo per la patologia (se non per attenuarne i sintomi) ma una complessa strategia terapeutica che tenga conto dei molti fattori presenti e dell’individualità del paziente.

Ne risulta che le terapie non possono avere protocolli identici per ogni persona, ma vanno adattate e personalizzate per ogni caso specifico.

I migliori risultati nella cura si possono quindi ottenere dall’integrazione tra le più moderne pratiche odontoiatriche clinico-chirurgiche di rimozione e miglioramento dei fattori locali (placca, tartaro, condizioni anatomiche sfavorevoli come tasche ossee o gengivali) ed un approccio olistico volto al miglioramento della resistenza locale da parte dell’organismo a tali fattori locali.

In ogni caso, fondamentale per evitare di perdere i propri denti è una buona igiene orale domiciliare, non sottovalutando i primi sintomi (dolore e sanguinamento) e recandosi per un controllo dal proprio dentista periodicamente o anche fuori dal calendario programmato se i sintomi insorti non regredissero rapidamente con l’adozione o il ripristino di corrette manovre di igiene orale.

 

 

 

Ortodonzia in età adulta: fino a quale età è possibile correggere i denti storti

L’ortodonzia in età adulta è un tema di odontoiatria che negli ultimi anni interessa sempre più persone, che si domandano fino a quale età è possibile allineare i denti storti.

L’allineamento corretto dei denti in passato era visto in passato come una terapia da eseguire solo nei bambini. Oggi invece desta molto interesse anche da parte di tantissimi adulti, spesso non soddisfatti della posizione dei loro denti, e che si domandano se sia possibile correggere i denti storti e allinearli correttamente.

Queste persone chiedono quindi ai dentisti rimedi e cure efficaci dal punto di vista medico ed estetico.

Il crescente interesse verso l’estetica del sorriso

In effetti, una attenzione sempre più alta per l’estetica da qualche anno permea la nostra società.

Essa ha determinato una aumentata richiesta di terapie che in qualche modo contribuiscano a migliorare anche l’estetica del sorriso, importante canale di comunicazione con gli altri e motivo di serenità e benessere.

Così, dal punto di vista odontoiatrico, è aumentata sia l’attenzione ad ottenere una dentizione sana e funzionalmente valida (ad esempio per contrastare i disturbi derivanti dalla malocclusione dentale) sia una estetica gradevole che corregga anche difetti di mal posizionamento dei denti.

Si assiste così ad un aumento di individui che in età adulta richiedono una terapia ortodontica, ovvero di allineamento dei denti, terapia fino a qualche anno fa richiesta solo per i bambini. 

Come correggere i denti storti in età adulta

Correggere i denti storti è dunque possibile a qualsiasi età, anche se con tipologie di rimedi e cure diversi, e anche con costi e tempi diversi.

In età di sviluppo è possibile effettuare una azione ortopedica preventiva sulla mascella e sulla mandibola, in modo da stimolare la corretta crescita ossea. Questa procedura non è invece possibile a fine crescita, in età adulta. In questo caso è necessario agire direttamente sui denti, attraverso varie tipologie di intervento meccanico (e in alcuni casi chirurgico).

Inoltre i tempi di operativi previsti per le terapie dedicate agli adulti possono rivelarsi talvolta più lunghi rispetto agli interventi indicati per i bambini.

 Ortodonzia fissa

La procedura più classica è quella dell’Ortodonzia Fissa. Questa terapia si realizza con particolari attacchi, che vengono fissati temporaneamente su ogni dente e con un filo a memoria di forma che esercita delle lievi forze sui denti stessi, che si allineano.

Questo dispositivo, comunemente chiamato apparecchio fisso, deve essere applicato e mantenuto in bocca mediamente tra 12-24 mesi. In questo periodo è necessario recarsi periodicamente dal proprio ortodontista, che provvederà a cambiare periodicamente il filo. mantenendo fissi gli attacchi.

Questa tecnica è molto diffusa ed efficace, ma ha lo svantaggio di essere estremamente visibile. Per migliorare l’estetica gli attacchi possono essere in ceramica ed essere quindi molto meno visibili.

Ortodonzia Fissa Linguale

Una alternativa sostanzialmente invisibile per questo tipo di procedura clinica, quando è possibile utilizzarla, è l’Ortodonzia Fissa Linguale.

L’Ortodonzia Fissa Linguale consiste in una tecnica dove gli attacchi ed il filo menzionati precedentemente vengono applicati sulla superficie interna dei denti, risultando così nascosti alla vista. Anche in questo caso la terapia dura 12-24 mesi, a seconda dell’entità dello spostamento richiesto.

Le Mascherine Allineatrici Trasparenti

Da alcuni anni è possibile procedere ad allineamento dentale anche attraverso una terapia con Mascherine Allineatrici Trasparenti, che rappresentano una alternativa agli apparecchi fissi. Queste mascherine vengono applicate in bocca come fossero dei bite e, utilizzate per un periodo che va sempre dai 12 ai 24 mesi, permettono l’allineamento dei denti.

La procedura prevede l’intervento di laboratori specializzati come i nostri.

In queste strutture, a partire da una impronta della bocca, un apposito sistema computerizzato simula il movimento che i denti dovranno compiere per ottenere il loro corretto posizionamento.

Sulla base di questa simulazione 3D, viene creata una serie numerata di mascherine.

Il paziente dovrà “indossarle” in sequenza, cambiandone una ogni 15-20 giorni circa. Le mascherine sono in resina trasparente e quindi sostanzialmente invisibili in bocca, riducendo per il paziente il problema dell’impatto estetico nella socialità quotidiana.

Si tratta pertanto di una tecnica invisibile senza attacchi. Raccomandiamo tuttavia  l’utilizzo assiduo e costante delle mascherine: i pazienti dovrebbero  “indossarle” almeno 23 ore al giorno. Si possono togliere solo per mangiare e per lavare i denti. Un utilizzo non corretto e poco assiduo comprometterebbe infatti gli effetti benefici della mascherina.

Esiste una soluzione per ogni esigenza

A seconda delle condizioni iniziali del paziente il dentista provvede generalmente a proporre la soluzione più adatta ed efficace.

Ricordiamo che la risoluzione di ogni singolo caso di terapia ortodontica in età adulta dipende molto dalle condizioni iniziali di partenza.

Un altro importante fattore è la collaborazione-.

E’ infatti indispensabile la motivazione del paziente a risolvere il problema e a raggiungere l’obiettivo di avere un bel sorriso.

 

La salute dei denti inizia a tavola

La salute dei denti inizia a tavola. Infatti la protezione del sorriso passa attraverso una corretta prevenzione, un’adeguata igiene orale domiciliare e una dieta bilanciata.

L’importanza di una corretta alimentazione

Infatti l’alimentazione è una protagonista importante della salute del cavo orale. Il cibo ha un ruolo fondamentale per lo stato di salute generale e, nello specifico, anche del cavo orale.

Tra gli alleati di bocca e sorriso che non dovrebbero mai mancare in tavola, ci sono alcuni minerali e vitamine fondamentali per il corretto equilibrio metabolico dei tessuti duri e molli del cavo orale.

Tra questi vanno annoverati:

  • Vitamina B2, presente nella pasta, negli spinaci e nelle mandorle;
  • Vitamina B3, che si può trovare nel pesce e nel pollo;
  • Calcio, presente nel latte, nello yogurt, nei formaggi e nei legumi;
  • Vitamina B12, presente nella carne, nel pesce e nei prodotti caseari;
  • Vitamina C, abbondante nelle patate dolci e negli agrumi;
  • Ferro, abbondante nella carne rossa, nella crusca di cereali e in alcune spezie;
  • Vitamina D, di cui sono particolarmente ricchi il latte, le uova (tuorli) e il pesce.

 

Gli alimenti indispensabili alla salute dei denti

Nella “dieta dentale” sono quindi importanti il latte (in età infantile) e i suoi derivati (in età adulta) per il loro alto contenuto di calcio, anche se dopo il loro consumo è sempre consigliato lavare bene i denti per eliminare il lattosio in essi presente, zucchero potenzialmente cariogeno. Consigliabile l’assunzione di verdure in foglia, che stimolano la salivazione e l’autodetersione del cavo orale, così come utile il consumo di frutta croccante e ricca di fibre, come le mele, e di verdure, come il sedano, il finocchio, il cavolfiore, che favoriscono la salivazione, proteggendo lo smalto dentale dagli acidi che possono danneggiarlo.

Al contrario si consiglia di limitare il consumo di snack, sia dolci che salati, caramelle, chewing-gum, dolciumi, tutti alimenti che nemici della bocca.

Sgranocchiare spuntini, patatine o tartine, magari “affogando” il tutto con bibite zuccherate e gasate o bevande alcoliche, rappresenta un vero e proprio attentato per i denti, soprattutto quando si consumano in continuazione durante la giornata senza ricorrere a un accurato lavaggio. Infatti questi alimenti lasciano residui zuccherati adesivi che diventano il nutrimento ideale per i microbi presenti all’interno della placca batterica.

Ricordiamo, infatti, che la continua presenza di placca microbica (scarsa igiene orale) e di residui alimentari ricchi di zuccheri raffinati (alimentazione scorretta) sono il punto fondamentale per lo  sviluppo di carie, che diventa rapidissimo se esiste una minima cariorecettività individuale (predisposizione genetica).

 

Cosa sono le faccette dentali

Le faccette dentali sono sottili lamine in porcellana (ceramica) confezionate dal colore più opportuno  (scelto dal paziente insieme all’odontoiatra ) e applicate sui denti frontali per migliorare l’estetica del sorriso. Negli ultimi anni hanno visto un crescente interesse perché consentono, in modo non invasivo e con costi diversi a seconda del tipo di applicazione, di superare gli inestetismi legati al colore o alla forma dei denti e di ottenere un significativo miglioramento estetico del sorriso.

In quali casi sono indicate le faccette dentali

Le faccette dentali (o faccette estetiche) sono indicate per il trattamento di diversi tipi di inestetismi dei denti, che possono essere:

  • frontali fratturati
  • mal posizionati , come ad esempio denti accavallati o disallineati
  • discromici cioè con una colorazione poco gradevole, come ad esempio i denti macchiati o scuri
  • abrasi, cioè corti perché consumati a causa di un errato ingranaggio della masticazione  o a causa del livello elevato di acidità troppo della bocca.

In tutti questi casi le faccette dentali rappresentano un’ottima soluzione per il paziente che vuole migliorare visibilmente l’estetica del suo sorriso

Come si applicano le faccette dentali

Nel processo di applicazione delle faccette dentali, il dentista riduce leggermente i denti nel loro spessore anteriore in modo più conservativo possibile e a seconda del caso clinico.

Successivamente viene presa un’impronta che viene data al laboratorio odontoiatrico per confezionare le faccette della forma e colore più adatti.

Tra la presa dell’impronta e la consegna del lavoro finito al paziente si applicano le faccette in resina provvisorie.

Appena le faccette definitive sono pronte, vengono fatte provare dal paziente, per confermare la loro applicabilità nella sua bocca.

Se la prova risulterà soddisfacente per entrambi, si procederà ad applicare le faccette sui denti del paziente, utilizzando un collante (bond) professionale, appositamente studiato per strutture dentali.

I vantaggi offerti dalle faccette dentali

Grazie alle faccette dentali, il dentista rimuove sostanza dentale in modo decisamente inferiore rispetto alle corone tradizionali, garantendo un’estetica assolutamente naturale e inalterabile nel tempo .

Ovviamente la possibilità di poter applicare una o più faccette nella bocca sarà stabilita dal dentista dopo un’attenta valutazione professionale di ogni singolo caso specifico.

Anche i costi variano a seconda della quantità di faccette e della complessità di lavoro preventivo che il dentista dovrà fare sui denti naturali per predisporre un ambiente favorevole alla applicazione delle faccette e al loro mantenimento all’interno della bocca.

Come sempre, è opportuno consultare il dentista, che provvederà a fare una valutazione complessiva e a proporre la migliore soluzione possibile.

Dal dentista senza paura: come affrontare serenamente la visita odontoiatrica

Andare dal dentista, come peraltro anche da altri medici, rappresenta un’esperienza quasi mai vissuta come piacevole, per i bambini, così come per gli adulti.

La visita, le sensazioni, la paura del dolore, dell’ago, sono stati spesso indicati come motivi che maggiormente provocano i disagi più frequenti tra i pazienti.

Alcuni pazienti provano sensazioni di paura ed ansia fino ad avere atteggiamenti fobici nei confronti delle cure odontoiatriche.

E infatti spesso rinunciano a fare una visita di controllo o a chiedere un parere rischiando di compromettere problemi spesso facilmente risolvibili.

Durante la prima visita e negli appuntamenti immediatamente successivi, l’odontoiatra deve studiare l’aspetto non solo medico, ma anche psicologico del paziente.

Poi cerca di capire se è presente in lui un sentimento di paura del dentista e delle cure dentali.

Le problematiche fobiche più gravi possono diventare difficili da arginare o limitare. Si tratta infatti spesso di reazioni di rifiuto che non si sviluppano su basi razionali e quindi qualsiasi tentativo di approccio verbale può rivelarsi assolutamente inutile.

 

Come è possibile superare la paura del dentista?

La soluzione adatta a superare la paura del dentista esiste, e prende il nome di sedazione cosciente, o analgesia sedativa.

La sedazione cosciente è una tecnica che, utilizzando una miscela di Ossigeno e Protossido di Azoto, induce nel paziente un senso di benessere e rilassamento.

 

Cosa succede durante la seduta?

Durante la seduta, li dentista inala la miscela di sedazione attraverso una apposita mascherina e durante il trattamento il paziente rimane cosciente e vigile. Si tratta di un intervento che induce tranquillità ma mantiene vigili tutte le funzioni mentali. Infatti, terminata la seduta, il paziente è perfettamente in grado di tornare a casa in condizioni fisiche e psichiche ottimali.

 

Si può utilizzare la sedazione con protossido anche con i bambini?

La sedazione cosciente rappresenta una valida soluzione nei pazienti pediatrici. La paura del dolore è si presenta frequentemente nei piccoli pazienti.

I bambini, infatti, percepiscono l’intervento odontoiatrico come una aggressione, poiché la bocca è una zona estremamente delicata, la prima fonte di piacere per l neonato, quando succhia il latte materno o quando scopre il mondo

Eppure non è difficile, utilizzando le giuste metodiche, convincere anche i bambini ad accettare serenamente le cure odontoiatriche.

La sedazione cosciente ha il grande vantaggio di educare progressivamente il paziente ad un buon rapporto con l’Odontoiatra e ad affrontare serenamente le visite dal dentista.

Odontoiatria e posturologia: il sistema Keope

Negli ultimi anni il rapporto tra denti e postura è stato oggetto di numerose ricerche e studi.

È stata dimostrata la correlazione tra disordini occlusali (ovvero legati alla chiusura delle arcate dentali) e l’atteggiamento posturale dell’individuo.

Importante è la collaborazione tra diverse figure professionali (ciascuna con le proprie competenze) per effettuare una corretta diagnosi e pianificare il trattamento più idoneo per il paziente.

È risaputo che anche disordini posturali modesti possono nel tempo creare disagi e patologie quali irrigidimenti e degenerazioni dei tessuti elastici(tendinopatie, miopatie ecc.), sovraccarichi con conseguente degenerazione articolare (artrosi, meniscopatie ecc.), problemi di equilibrio.

È pertanto di fondamentale importanza l’utilizzo da parte del posturologo e dell’odontoiatra di sistemi strumentali che ci permettano di diagnosticare con precisione le diverse problematiche scheletriche di diverse parti del corpo collegate tra loro.

Quali sono le analisi che si possono effettuare?

Può risultare molto utile in fase diagnostica l’utilizzo dell’analisi occlusale computerizzata in grado di valutare i diversi contatti dentali e il carico dei muscoli masseteri fondamentali nella chiusura dentale.

Altro sistema per la valutazione è la pedana Barostabilometrica che permette il rilevamento delle condizioni posturali del paziente. Numerosi sono gli ambiti e le discipline di interesse di utilizzo del sistema: fisiatria, fisioterapia, osteopatia, ortopedia, podologia, kinesiologia, ottica, oculistica, e optometria, odontoiatria, nell’ambito sportivo generico e nel settore del benessere.

Può essere utile in determinati casi l’utilizzo di Keope, una struttura ergonomica essenziale, che attraverso la stimolazione meccanica, con il corpo in completo scarico funzionale, lavora mediante semplici principi scientifici ed apre le porte ad un benessere completamente nuovo, senza fatica, in poco tempo ed in modo assolutamente naturale.

L’ergonomia di Keope ti conduce in pochi minuti alla corretta postura e ad una dimensione di relax totale con benefici evidenti.

Migliora il tuo sistema respiratorio, quello cardiaco e vascolare ed elimina ogni tipo di disagio fisico legato all’apparato muscolo-scheletrico. Questa condizione è la premessa ideale per l’attuazione della vibrazione focale multipla.

Completo scarico funzionale

Il corpo in scarico funzionale è nella condizione in cui ogni muscolo si pone in uno stato di riposo e la maggior parte delle articolazioni sono decoaptate, consentendo una maggiore ossigenazione e un rilassamento dei legamenti.

Solo su Keope questo è possibile, poichè le sue strutture a opposizione gravitaria agiscono su punti strategici.

I benefici

Rimodellamento della postura scheletrica

Rilassamento psico-fisico

Rilassamento muscolare

Potenziamento muscolare

Abbattimento dello stress

Accrescimento delle abilità creative

Miglioramento delle prestazioni sportive

Defaticamento post prestazione

Decontrattura muscolare

e inoltre…

Allevia i dolori alla schiena

Allevia i dolori articolari

Migliora la circolazione linfatica, venosa e arteriosa

Impianti dentali e fattori estetici del sorriso

Impianti dentali e fattori estetici del sorriso sono elementi strettamente correlati.

La bocca, i denti e i tessuti periorali non solo partecipano alla funzione masticatoria, respiratoria e fonatoria, ma sono anche i principali responsabili della funzione comunicativa.

Una persona vitale, serena, in salute, comunica al mondo esterno e alle persone con cui si mette quotidianamente in relazione tramite il proprio sorriso. La comunicazione diventa, in caso di una dentatura in ordine ed in salute, trasmissione verso l’esterno di sensazioni positive convincenti e rassicuranti, elementi questi che permettono di acquisire attenzione nei confronti di chi funge da interlocutore.

Avere denti brutti può allora creare problemi alla persona?

Chi possiede una dentatura in ordine è portato a sorridere spesso, a trascorrere quindi una vita sociale più serena di chi invece ha denti sgradevoli allo sguardo e che di conseguenza tende a nascondere. Lo stesso Freud, considerò nei suoi studi il sorriso come il mezzo più piacevole per soddisfare gli impulsi e allontanare le inibizioni interne; va quindi annoverata tra le funzioni inizialmente attribuite a bocca e denti, quella che solo recentemente è stata definita come tale: la funzione estetica.

E’ innegabile che nella società occidentale nella quale viviamo la valenza estetica diventa funzione. Questo per l’alta socialità che ci si trova a dover quotidianamente affrontare, considerando gli alti canoni estetici che il mondo esterno richiede ad ognuno di noi più o meno indirettamente. Che questo sia giusto o solo una esagerata deviazione della nostra civiltà può essere un interessante oggetto di discussione per sociologi e filosofi moderni.

Basti pensare all’incremento esponenziale che negli ultimi anni hanno avuto le richieste di interventi di medicina e chirurgia estetica in entrambi i sessi.

E’ però chiaro che essendo questa la condizione da affrontare per ognuno di noi, situazioni di disarmonia, malposizione, discromia dentale (denti con colorazioni molto scure o macchie), se non addirittura di edentulia (mancanza di denti) in zone esteticamente rilevanti nella bocca, possano pregiudicare una corretta socialità dell’individuo, che si trova in imbarazzo nell’affrontare il mondo esterno a 360° e che può ripiegare su una chiusura della propria modalità di comunicazione.

Ecco perché oggi, chi si rivolge al dentista, spesso non si accontenta più del solo risultato funzionale masticatorio. La riabilitazione, sia di modesta che di grande entità, non può prescindere dal conseguimento di un miglioramento estetico.

L’utilizzo dell’implantologia può dare un aiuto nel miglioramento dell’estetica della bocca?

Gli impianti dentali offrono una incredibile opportunità che è quella di avere ancora denti fissi laddove i denti stessi sono stati persi. Chiaramente l’utilizzo di manufatti protesici artificiali risolve funzionalmente il problema occlusale e masticatorio.

Allo stesso tempo, tuttavia, rende spesso difficile da gestire l’estetica dei settori facilmente visibili.

Negli ultimi anni le tecniche di rigenerazione ossea e gengivale hanno fatto notevoli passi avanti.

Ciò ha permesso di attuare procedure che garantiscano un’estetica ottimale anche nei settori di difficile gestione come quelli sui denti anteriori.

Mantenersi sempre aggiornati sull’evoluzione e sul miglioramento di tecniche operative e materiali diventa allora fondamentale per il dentista che si occupa di implantologia per poter offrire il miglior risultato possibile ai propri pazienti.

Ecco perché, occupandosi di queste tematiche da molti anni, è sembrato utile al dott. Fabio Colombelli creare un corso di aggiornamento per colleghi odontoiatri che iniziano solo ora ad affrontare le terapie implantari ad alto impatto estetico. Il corso di “Implantoprotesi ed estetica su denti naturali” ha chiuso con l’ultimo incontro di venerdì 27 giugno un ciclo di cinque incontri programmati, con grande partecipazione dei numerosi dentisti iscritti.

L’evento formativo è rientrato nel programma ECM (Educazione Medica Continua) e si è svolto con incontri teorici e incontri di esercitazioni pratiche; inoltre i partecipanti hanno potuto assistere attraverso monitor ad interventi eseguiti in diretta dal dott. Colombelli.

“L’argomento mi è parso molto attuale e di grande interesse per i nostri pazienti”.

Da qui l’idea di condividere con altri colleghi l’esperienza accumulata dai tanti casi clinici affrontati in questi anni. E’ stata una bella esperienza, motivante e che ha dato anche a me come relatore grande soddisfazione. La speranza è quella di poter ripetere l’esperienza anche il prossimo anno”