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La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio III°- “LE PATOLOGIE DENTALI PEDIATRICHE”

I motivi che rendono necessaria la visita odontoiatrica del bambino non sono sempre e solo legati alla voglia del genitore di eseguire un controllo della situazione dentale del piccolo.
A volte la seduta odontoiatrica si rende necessaria per la comparsa di problemi che il bambino inizia a lamentare a carico del suo cavo orale, indicando in genere alla mamma o al papà che “i dentini gli fanno male”!

Ma quali cause provocano dolore ai denti decidui (da latte) del piccolo paziente?

La causa principale del dolore dentale resta, anche per i denti dei piccoli pazienti, la presenza di una lesione cariosa che espone la parte profonda del dente e provoca prima un aumento della sensibilità agli stimoli e poi, approfondendosi verso la polpa dentaria, un dolore spontaneo sul dente stesso.
Infatti anche i denti da latte possono cariarsi e possono fare male come quelli di un adulto!
Le terapie da eseguire sono in tal caso una otturazione (per ricostruire la parte cariata) che può di diventare una pulpotomia (eliminazione della polpa del dentino) se la carie è molto profonda. Grosse carie possono rendere necessaria anche l’estrazione del dente se troppo distrutto o se, a seguito del progredire della carie nella polpa, si vengono a creare ascessi ripetuti intorno al dente; in quest’ultimo caso le terapie dentali vanno spesso associate ad assunzione di terapia antibiotica per controllare il problema settico.
L’estrazione del dentino si rende a volte necessaria anche per motivi di ordine ortodontico, ovvero quando la permuta con i denti permanenti non avviene in modo equilibrato e corretto. In tali casi il dente da latte rimane come “bloccato” e non permette con la sua caduta l’eruzione del dente permanente sottostante; in taluni altri è invece il dente permanente che erompe di lato a quello deciduo, poco sollecitato a cadere, che quindi va aiutato in modo da lasciare lo spazio corretto.
Problemi di permuta dentaria possono anche determinare fastidi da infiammazione gengivale, quando l’uscita del dente dalla gengiva la irrita, creando infiammazioni a volte molto dolenti. In tal caso è sufficiente una dieta morbida e fresca per qualche giorno associata a corretta igiene orale, anche se può diventare necessario fare piccole incisioni gengivali (ulotomia, opercolectomia) per creare situazioni tessutali più favorevoli all’uscita del dente.
Si tralasciano in questa sede le terapie ortodontiche che possono essere necessarie in caso di discrepanze tra spazio osseo e denti o di cattivo allineamento dentario, non legate a sintomatologie dolorose per il piccolo paziente.
Spesso la visita dal dentista viene a rendersi necessaria a seguito di traumi del viso.
Un trauma del distretto oro-facciale può infatti provocare lesioni ai tessuti molli (labbro, gengiva) ma anche ai tessuti duri del cavo orale (denti, osso alveolare).
Quando i traumi interessano le strutture ossee del cranio le pertinenze sono di tipo maxillofacciale, ma sono molto più frequenti le lesioni che si scaricano primariamente a labbro, gengiva e denti.
Lesioni dei tessuti molli rendono necessario un controllo del sanguinamento e della ferita ed eventualmente una terapia antibiotica se i tessuti sono molto aperti e c’è stato il rischio di contaminazione batterica.
Quando a pagare le spese del trauma sono i denti, va valutata prima di tutto l’entità della lesione e il fatto che la polpa dentaria non venga compromessa. Le terapie possibili in questi casi vanno dalla ricostruzione della porzione dentale fratturata fino alla devitalizzazione del dente prima di eseguire una terapia di ricostruzione, che ad età avanzata può diventare una terapia protesica. A volte è possibile riattaccare il frammento; i fattori da considerare in tali casi sono l’entità della perdita, il tempo trascorso, come è stato conservato il frammento (ideale tenerlo in soluzione fisiologica o in alternativa nel latte).

Quali norme adottare per migliorare la prevenzione domiciliare?

Le cose fondamentali sono alla fine le più semplici: una corretta e attenta igiene domiciliare, una dieta equilibrata con zuccheri raffinati nei pasti principali, evitando bibite gasate e zuccherate nonché caramelle e dolciumi fuori pasto se non è possibile lavarsi i denti successivamente.
Questo per eliminare una continua presenza di zuccheri nel cavo orale, riducendo il rischio di sviluppo di carie.
Fondamentali poi le visite di controllo periodiche dal dentista per intercettare rapidamente problematiche e patologie all’esordio e renderne più semplice la risoluzione.

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio II° “LA SEDUTA ODONTOIATRICA”

Abbiamo visto nell’Episodio I° della nostra personale trilogia (“Prima della Visita”) l’importanza di evitare da parte del genitore troppe raccomandazioni al bambino prima della seduta odontoiatrica, per scongiurare il rischio di uno stressante sovraccarico di informazioni. Arrivato il momento della visita, il bambino viene accompagnato dal dentista, che a questo punto gestirà al meglio l’approccio nei confronti del piccolo paziente.

E’ sempre possibile ottenere la collaborazione del bambino?

Va onestamente chiarito che non sempre si ottiene una totale o anche solo parziale collaborazione spontanea da parte del piccolo paziente. Nei bambini realmente non collaboranti le terapie possono essere eseguite solo utilizzando forme di sedazione cosciente (tecnica utilizzabile anche nello studio dentistico) o di vera e propria narcosi, cioè in anestesia generale (eseguibile solo in presenza di un medico anestesista e solo all’interno di strutture ospedaliere e cliniche abilitate).
Prima di ricorrere a queste opzioni, comunque più invasive, è corretto fare una serie di tentativi per cercare di ottenere la collaborazione del piccolo come si farebbe con un adulto.
Non è sempre possibile e mai semplice, ma alcune azioni e comportamenti da parte del dentista possono fare in modo che anche situazioni al limite diventino casi risolvibili, ottenendo delle buone percentuali di successo.

Quali fattori possono influenzare il comportamento del bimbo?

Vediamo i comportamenti più utili per far vivere al bimbo un’esperienza poco traumatica.
L’AMBIENTE. L’importanza di un ambiente che sia in grado di trasmettere serenità e tranquillità nel piccolo paziente e’ già una componente importante; l’uso di colori solari e caldi, insieme alla vivacizzazione con decorazioni e disegni tranquillizzano il piccolo paziente e lo dispongono ad una fase di ascolto curioso che può essere sfruttato come chiave di accesso alla sua collaborazione.
APPROCCIO E LINGUAGGIO. Il medico dovrà avere un approccio calmo e gentile, seppur sicuro e deciso, anche secco se necessario, sempre rientrando subito dopo nella complicità con il bimbo, ma è fondamentale chiarire chi stabilisce le regole di quel gioco. Il linguaggio da utilizzare e’ alla base del successo iniziale nella collaborazione e trasformare alcune parole secondo uno schema di gioco che le renda meno “invasive” per l’immaginario del bambino, può permettere di spiegargli ciò che si farà di lì a breve senza spaventarlo, ma senza che subisca qualcosa a cui non era preparato.
Va inteso da subito che il concetto di fondo non è quello di mentire o di prendere in giro il bambino, ma semplicemente quello di entrare nel suo mondo e trasformare quell’esperienza in una sorta di gioco, con delle regole che, a volte, potranno non piacergli, ma che lui cercherà di rispettare per non “tradire” il gioco stesso.
LA GRATIFICAZIONE DEL PICCOLO. E’ importantissimo dare al bimbo input di gratificazione ad ogni comportamento corretto, stimolando in lui la voglia anche di dimostrare la sua forza e la sua indipendenza. Gestito in maniera molto oculata anche la promessa di un premio finale può aiutare a migliorare la collaborazione soprattutto nei bimbi in età prescolare.
IL RAPPORTO BIMBO-DENTISTA. La presenza dei genitori dovrebbe essere anche in studio il più possibile limitata, e certamente quando questo non si può evitare, completamente passiva, sia nei momenti iniziali dell’approccio, sia nelle fasi di “trattativa” con il bimbo, e soprattutto in quelle operative vere e proprie. Questo per evitare che il piccolo trovi “facili appigli” nel genitore per evitare le terapie. La gestione corretta del rapporto è infatti quella in cui bimbo e dentista hanno una relazione di comunicazione diretta, assolutamente senza intermediari (accompagnatore/genitore nel nostro caso specifico!). L’ideale sarebbe che il genitore presenziasse alla visita iniziale, anche per essere informato insieme al piccolo paziente dei problemi nella sua bocca, ma, una volta spiegate e stabilite le cure, non fosse mai presente in studio durante le terapie, soprattutto se il piccolo paziente è già in età scolare; l’esperienza diventa allora per il bimbo anche una palestra per iniziare a testare la propria indipendenza.

Con un approccio corretto si riesce ad avere in genere un’ottima percentuale di successo nelle cure pediatriche, limitando al minimo i casi di assoluta non collaborazione, da trattare insieme all’anestesista.

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio I° “PRIMA DELLA VISITA”

Esiste prima o poi un momento in cui ci si rende conto che, così come per tutte le altre valutazioni mediche specialistiche, è arrivato per il nostro bambino il momento della prima visita odontoiatrica.
Il momento di solito spaventa un po’ il genitore, soprattutto quando è lui per primo a non gradire nemmeno per sé le sedute odontoiatriche!
Se un bambino decide che non vuole farsi visitare e curare sarà difficile convincerlo del contrario, quindi è fondamentale prevenire l’eventuale rifiuto a collaborare.

Ma cosa si può fare per avere un bambino collaborante dal dentista?

Una ricetta valida per ogni situazione non esiste, ma alcuni accorgimenti possono aiutare.
Innanzitutto, quando è possibile, è bene programmare la prima visita dal dentista fuori da un contesto di urgenza, legata a episodi dolorosi. In effetti per il bambino visitare un ambiente medico nuovo diventa molto meno stressante se ci si trova solo a chiacchierare e a far vedere i dentini, senza che sia richiesto altro intervento.
Sulla base delle reazioni del bimbo il dentista può decidere fino a che punto spingersi per testare la collaborazione ma senza l’obbligo di dover ottenere da lui subito una collaborazione completa per l’esercizio di terapie. Nella memoria del piccolo paziente resterà così un ricordo positivo che sarà utile quando invece sarà il momento di intervenire.
Un buon momento per decidere di fare questa prima visita può essere l’inizio della permuta dentaria, intorno ai 6 anni, quando cadono i primi dentini da latte. Questo cambiamento giustifica la novità della visita odontoiatrica, senza preoccupare troppo il piccolo paziente che può viverlo come un momento di crescita intellettuale. Se si sospetta qualche anomalia o ci sono problematiche di dolore, chiaramente tale visita andrà programmata prima: bisogna infatti sempre considerare che i dentini decidui possono essere causa di dolore come i denti permanenti.

Ma come preparare al meglio il bambino a questa nuova esperienza?

La preparazione migliore che il genitore può fare per aiutare il bambino a ben sopportare l’esperienza è la più semplice che si possa immaginare, ovvero: raccontargli il meno possibile!
Una cosa importantissima è soprattutto evitare il racconto delle proprie esperienze personali, cercando di enfatizzare le cose in modo positivo.
In effetti dai racconti personali del genitore, i bambini, dotati di estrema empatia e quindi molto abili nel leggere il linguaggio non verbale e cogliere ogni sfumatura di poca convinzione del genitore, ricavano spesso più timori che rassicurazioni; quanti adulti sono realmente credibili nel raccontare che andare dal dentista è bello e divertente? Non molti!
Altra cosa da evitare è cercare di raccontare in anticipo le manovre che compierà il dentista per prepararlo; infatti questo seppur lodevole tentativo mette in campo due problemi.
Il primo è che spesso il genitore non sa esattamente cosa ci sarà da fare e quindi rischia di dare informazioni che poi potrebbero essere smentite dai fatti, con il rischio che, se anche una sola cosa anticipata dal genitore venisse modificata, il bimbo perderebbe la voglia di fidarsi e affidarsi alle cure dentali.
Il secondo problema è che mettendosi come figura di riferimento competente sull’argomento, utilizzando magari le parole “sbagliate”, rischia di rendere inutile ogni tentativo del dentista di entrare nel mondo del bambino e trasformare tutto il più possibile in un gioco.

Ma cosa dire e fare alle domande poste a casa del piccolo paziente?

L’ideale è spiegare semplicemente che recandosi a questa visita, in questo posto nuovo, conoscerà il dottore dei dentini, un dottore che si occuperà di guardare come stanno i suoi denti e saprà spiegargli come fare per tenerli sani, oppure per curarli se già sono malati.
Alle innumerevoli domande che potrebbero scatenarsi dal bimbo, l’obiezione migliore per evitare risposte “pericolose” è quella di ammettere con sincerità di non avere la risposta, perché il genitore stesso, quando deve sapere come stanno i propri denti, si affida al dentista, che è il dottore che sa tutto dei denti.
Ovviamente tranquillizzandolo e spiegandogli che potrà fare tutte le sue domande durante la visita.
Il dentista a questo punto, avrà la possibilità di mettere in atto nel corso della seduta tutti i comportamenti più idonei (che vedremo nell’Episodio II°!), trovandosi di fronte un piccolo paziente
senza preconcetti, nati magari ancora prima di incontrarlo.
A proposito: evitare nel quotidiano di usare la figura del dentista come spauracchio per convincerlo a mangiare la verdura, a fare i compiti o ad andare a letto presto la sera, sarà alquanto utile per poter affrontare con lui la prima visita odontoiatrica in serenità!! 😉