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La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio III°- “LE PATOLOGIE DENTALI PEDIATRICHE”

I motivi che rendono necessaria la visita odontoiatrica del bambino non sono sempre e solo legati alla voglia del genitore di eseguire un controllo della situazione dentale del piccolo.
A volte la seduta odontoiatrica si rende necessaria per la comparsa di problemi che il bambino inizia a lamentare a carico del suo cavo orale, indicando in genere alla mamma o al papà che “i dentini gli fanno male”!

Ma quali cause provocano dolore ai denti decidui (da latte) del piccolo paziente?

La causa principale del dolore dentale resta, anche per i denti dei piccoli pazienti, la presenza di una lesione cariosa che espone la parte profonda del dente e provoca prima un aumento della sensibilità agli stimoli e poi, approfondendosi verso la polpa dentaria, un dolore spontaneo sul dente stesso.
Infatti anche i denti da latte possono cariarsi e possono fare male come quelli di un adulto!
Le terapie da eseguire sono in tal caso una otturazione (per ricostruire la parte cariata) che può di diventare una pulpotomia (eliminazione della polpa del dentino) se la carie è molto profonda. Grosse carie possono rendere necessaria anche l’estrazione del dente se troppo distrutto o se, a seguito del progredire della carie nella polpa, si vengono a creare ascessi ripetuti intorno al dente; in quest’ultimo caso le terapie dentali vanno spesso associate ad assunzione di terapia antibiotica per controllare il problema settico.
L’estrazione del dentino si rende a volte necessaria anche per motivi di ordine ortodontico, ovvero quando la permuta con i denti permanenti non avviene in modo equilibrato e corretto. In tali casi il dente da latte rimane come “bloccato” e non permette con la sua caduta l’eruzione del dente permanente sottostante; in taluni altri è invece il dente permanente che erompe di lato a quello deciduo, poco sollecitato a cadere, che quindi va aiutato in modo da lasciare lo spazio corretto.
Problemi di permuta dentaria possono anche determinare fastidi da infiammazione gengivale, quando l’uscita del dente dalla gengiva la irrita, creando infiammazioni a volte molto dolenti. In tal caso è sufficiente una dieta morbida e fresca per qualche giorno associata a corretta igiene orale, anche se può diventare necessario fare piccole incisioni gengivali (ulotomia, opercolectomia) per creare situazioni tessutali più favorevoli all’uscita del dente.
Si tralasciano in questa sede le terapie ortodontiche che possono essere necessarie in caso di discrepanze tra spazio osseo e denti o di cattivo allineamento dentario, non legate a sintomatologie dolorose per il piccolo paziente.
Spesso la visita dal dentista viene a rendersi necessaria a seguito di traumi del viso.
Un trauma del distretto oro-facciale può infatti provocare lesioni ai tessuti molli (labbro, gengiva) ma anche ai tessuti duri del cavo orale (denti, osso alveolare).
Quando i traumi interessano le strutture ossee del cranio le pertinenze sono di tipo maxillofacciale, ma sono molto più frequenti le lesioni che si scaricano primariamente a labbro, gengiva e denti.
Lesioni dei tessuti molli rendono necessario un controllo del sanguinamento e della ferita ed eventualmente una terapia antibiotica se i tessuti sono molto aperti e c’è stato il rischio di contaminazione batterica.
Quando a pagare le spese del trauma sono i denti, va valutata prima di tutto l’entità della lesione e il fatto che la polpa dentaria non venga compromessa. Le terapie possibili in questi casi vanno dalla ricostruzione della porzione dentale fratturata fino alla devitalizzazione del dente prima di eseguire una terapia di ricostruzione, che ad età avanzata può diventare una terapia protesica. A volte è possibile riattaccare il frammento; i fattori da considerare in tali casi sono l’entità della perdita, il tempo trascorso, come è stato conservato il frammento (ideale tenerlo in soluzione fisiologica o in alternativa nel latte).

Quali norme adottare per migliorare la prevenzione domiciliare?

Le cose fondamentali sono alla fine le più semplici: una corretta e attenta igiene domiciliare, una dieta equilibrata con zuccheri raffinati nei pasti principali, evitando bibite gasate e zuccherate nonché caramelle e dolciumi fuori pasto se non è possibile lavarsi i denti successivamente.
Questo per eliminare una continua presenza di zuccheri nel cavo orale, riducendo il rischio di sviluppo di carie.
Fondamentali poi le visite di controllo periodiche dal dentista per intercettare rapidamente problematiche e patologie all’esordio e renderne più semplice la risoluzione.

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio II° “LA SEDUTA ODONTOIATRICA”

Abbiamo visto nell’Episodio I° della nostra personale trilogia (“Prima della Visita”) l’importanza di evitare da parte del genitore troppe raccomandazioni al bambino prima della seduta odontoiatrica, per scongiurare il rischio di uno stressante sovraccarico di informazioni. Arrivato il momento della visita, il bambino viene accompagnato dal dentista, che a questo punto gestirà al meglio l’approccio nei confronti del piccolo paziente.

E’ sempre possibile ottenere la collaborazione del bambino?

Va onestamente chiarito che non sempre si ottiene una totale o anche solo parziale collaborazione spontanea da parte del piccolo paziente. Nei bambini realmente non collaboranti le terapie possono essere eseguite solo utilizzando forme di sedazione cosciente (tecnica utilizzabile anche nello studio dentistico) o di vera e propria narcosi, cioè in anestesia generale (eseguibile solo in presenza di un medico anestesista e solo all’interno di strutture ospedaliere e cliniche abilitate).
Prima di ricorrere a queste opzioni, comunque più invasive, è corretto fare una serie di tentativi per cercare di ottenere la collaborazione del piccolo come si farebbe con un adulto.
Non è sempre possibile e mai semplice, ma alcune azioni e comportamenti da parte del dentista possono fare in modo che anche situazioni al limite diventino casi risolvibili, ottenendo delle buone percentuali di successo.

Quali fattori possono influenzare il comportamento del bimbo?

Vediamo i comportamenti più utili per far vivere al bimbo un’esperienza poco traumatica.
L’AMBIENTE. L’importanza di un ambiente che sia in grado di trasmettere serenità e tranquillità nel piccolo paziente e’ già una componente importante; l’uso di colori solari e caldi, insieme alla vivacizzazione con decorazioni e disegni tranquillizzano il piccolo paziente e lo dispongono ad una fase di ascolto curioso che può essere sfruttato come chiave di accesso alla sua collaborazione.
APPROCCIO E LINGUAGGIO. Il medico dovrà avere un approccio calmo e gentile, seppur sicuro e deciso, anche secco se necessario, sempre rientrando subito dopo nella complicità con il bimbo, ma è fondamentale chiarire chi stabilisce le regole di quel gioco. Il linguaggio da utilizzare e’ alla base del successo iniziale nella collaborazione e trasformare alcune parole secondo uno schema di gioco che le renda meno “invasive” per l’immaginario del bambino, può permettere di spiegargli ciò che si farà di lì a breve senza spaventarlo, ma senza che subisca qualcosa a cui non era preparato.
Va inteso da subito che il concetto di fondo non è quello di mentire o di prendere in giro il bambino, ma semplicemente quello di entrare nel suo mondo e trasformare quell’esperienza in una sorta di gioco, con delle regole che, a volte, potranno non piacergli, ma che lui cercherà di rispettare per non “tradire” il gioco stesso.
LA GRATIFICAZIONE DEL PICCOLO. E’ importantissimo dare al bimbo input di gratificazione ad ogni comportamento corretto, stimolando in lui la voglia anche di dimostrare la sua forza e la sua indipendenza. Gestito in maniera molto oculata anche la promessa di un premio finale può aiutare a migliorare la collaborazione soprattutto nei bimbi in età prescolare.
IL RAPPORTO BIMBO-DENTISTA. La presenza dei genitori dovrebbe essere anche in studio il più possibile limitata, e certamente quando questo non si può evitare, completamente passiva, sia nei momenti iniziali dell’approccio, sia nelle fasi di “trattativa” con il bimbo, e soprattutto in quelle operative vere e proprie. Questo per evitare che il piccolo trovi “facili appigli” nel genitore per evitare le terapie. La gestione corretta del rapporto è infatti quella in cui bimbo e dentista hanno una relazione di comunicazione diretta, assolutamente senza intermediari (accompagnatore/genitore nel nostro caso specifico!). L’ideale sarebbe che il genitore presenziasse alla visita iniziale, anche per essere informato insieme al piccolo paziente dei problemi nella sua bocca, ma, una volta spiegate e stabilite le cure, non fosse mai presente in studio durante le terapie, soprattutto se il piccolo paziente è già in età scolare; l’esperienza diventa allora per il bimbo anche una palestra per iniziare a testare la propria indipendenza.

Con un approccio corretto si riesce ad avere in genere un’ottima percentuale di successo nelle cure pediatriche, limitando al minimo i casi di assoluta non collaborazione, da trattare insieme all’anestesista.

La Trilogia Del Bimbo Dal Dentista: Episodio I° “PRIMA DELLA VISITA”

Esiste prima o poi un momento in cui ci si rende conto che, così come per tutte le altre valutazioni mediche specialistiche, è arrivato per il nostro bambino il momento della prima visita odontoiatrica.
Il momento di solito spaventa un po’ il genitore, soprattutto quando è lui per primo a non gradire nemmeno per sé le sedute odontoiatriche!
Se un bambino decide che non vuole farsi visitare e curare sarà difficile convincerlo del contrario, quindi è fondamentale prevenire l’eventuale rifiuto a collaborare.

Ma cosa si può fare per avere un bambino collaborante dal dentista?

Una ricetta valida per ogni situazione non esiste, ma alcuni accorgimenti possono aiutare.
Innanzitutto, quando è possibile, è bene programmare la prima visita dal dentista fuori da un contesto di urgenza, legata a episodi dolorosi. In effetti per il bambino visitare un ambiente medico nuovo diventa molto meno stressante se ci si trova solo a chiacchierare e a far vedere i dentini, senza che sia richiesto altro intervento.
Sulla base delle reazioni del bimbo il dentista può decidere fino a che punto spingersi per testare la collaborazione ma senza l’obbligo di dover ottenere da lui subito una collaborazione completa per l’esercizio di terapie. Nella memoria del piccolo paziente resterà così un ricordo positivo che sarà utile quando invece sarà il momento di intervenire.
Un buon momento per decidere di fare questa prima visita può essere l’inizio della permuta dentaria, intorno ai 6 anni, quando cadono i primi dentini da latte. Questo cambiamento giustifica la novità della visita odontoiatrica, senza preoccupare troppo il piccolo paziente che può viverlo come un momento di crescita intellettuale. Se si sospetta qualche anomalia o ci sono problematiche di dolore, chiaramente tale visita andrà programmata prima: bisogna infatti sempre considerare che i dentini decidui possono essere causa di dolore come i denti permanenti.

Ma come preparare al meglio il bambino a questa nuova esperienza?

La preparazione migliore che il genitore può fare per aiutare il bambino a ben sopportare l’esperienza è la più semplice che si possa immaginare, ovvero: raccontargli il meno possibile!
Una cosa importantissima è soprattutto evitare il racconto delle proprie esperienze personali, cercando di enfatizzare le cose in modo positivo.
In effetti dai racconti personali del genitore, i bambini, dotati di estrema empatia e quindi molto abili nel leggere il linguaggio non verbale e cogliere ogni sfumatura di poca convinzione del genitore, ricavano spesso più timori che rassicurazioni; quanti adulti sono realmente credibili nel raccontare che andare dal dentista è bello e divertente? Non molti!
Altra cosa da evitare è cercare di raccontare in anticipo le manovre che compierà il dentista per prepararlo; infatti questo seppur lodevole tentativo mette in campo due problemi.
Il primo è che spesso il genitore non sa esattamente cosa ci sarà da fare e quindi rischia di dare informazioni che poi potrebbero essere smentite dai fatti, con il rischio che, se anche una sola cosa anticipata dal genitore venisse modificata, il bimbo perderebbe la voglia di fidarsi e affidarsi alle cure dentali.
Il secondo problema è che mettendosi come figura di riferimento competente sull’argomento, utilizzando magari le parole “sbagliate”, rischia di rendere inutile ogni tentativo del dentista di entrare nel mondo del bambino e trasformare tutto il più possibile in un gioco.

Ma cosa dire e fare alle domande poste a casa del piccolo paziente?

L’ideale è spiegare semplicemente che recandosi a questa visita, in questo posto nuovo, conoscerà il dottore dei dentini, un dottore che si occuperà di guardare come stanno i suoi denti e saprà spiegargli come fare per tenerli sani, oppure per curarli se già sono malati.
Alle innumerevoli domande che potrebbero scatenarsi dal bimbo, l’obiezione migliore per evitare risposte “pericolose” è quella di ammettere con sincerità di non avere la risposta, perché il genitore stesso, quando deve sapere come stanno i propri denti, si affida al dentista, che è il dottore che sa tutto dei denti.
Ovviamente tranquillizzandolo e spiegandogli che potrà fare tutte le sue domande durante la visita.
Il dentista a questo punto, avrà la possibilità di mettere in atto nel corso della seduta tutti i comportamenti più idonei (che vedremo nell’Episodio II°!), trovandosi di fronte un piccolo paziente
senza preconcetti, nati magari ancora prima di incontrarlo.
A proposito: evitare nel quotidiano di usare la figura del dentista come spauracchio per convincerlo a mangiare la verdura, a fare i compiti o ad andare a letto presto la sera, sarà alquanto utile per poter affrontare con lui la prima visita odontoiatrica in serenità!! 😉

La salute dei denti inizia a tavola

La salute dei denti inizia a tavola. Infatti la protezione del sorriso passa attraverso una corretta prevenzione, un’adeguata igiene orale domiciliare e una dieta bilanciata.

L’importanza di una corretta alimentazione

Infatti l’alimentazione è una protagonista importante della salute del cavo orale. Il cibo ha un ruolo fondamentale per lo stato di salute generale e, nello specifico, anche del cavo orale.

Tra gli alleati di bocca e sorriso che non dovrebbero mai mancare in tavola, ci sono alcuni minerali e vitamine fondamentali per il corretto equilibrio metabolico dei tessuti duri e molli del cavo orale.

Tra questi vanno annoverati:

  • Vitamina B2, presente nella pasta, negli spinaci e nelle mandorle;
  • Vitamina B3, che si può trovare nel pesce e nel pollo;
  • Calcio, presente nel latte, nello yogurt, nei formaggi e nei legumi;
  • Vitamina B12, presente nella carne, nel pesce e nei prodotti caseari;
  • Vitamina C, abbondante nelle patate dolci e negli agrumi;
  • Ferro, abbondante nella carne rossa, nella crusca di cereali e in alcune spezie;
  • Vitamina D, di cui sono particolarmente ricchi il latte, le uova (tuorli) e il pesce.

 

Gli alimenti indispensabili alla salute dei denti

Nella “dieta dentale” sono quindi importanti il latte (in età infantile) e i suoi derivati (in età adulta) per il loro alto contenuto di calcio, anche se dopo il loro consumo è sempre consigliato lavare bene i denti per eliminare il lattosio in essi presente, zucchero potenzialmente cariogeno. Consigliabile l’assunzione di verdure in foglia, che stimolano la salivazione e l’autodetersione del cavo orale, così come utile il consumo di frutta croccante e ricca di fibre, come le mele, e di verdure, come il sedano, il finocchio, il cavolfiore, che favoriscono la salivazione, proteggendo lo smalto dentale dagli acidi che possono danneggiarlo.

Al contrario si consiglia di limitare il consumo di snack, sia dolci che salati, caramelle, chewing-gum, dolciumi, tutti alimenti che nemici della bocca.

Sgranocchiare spuntini, patatine o tartine, magari “affogando” il tutto con bibite zuccherate e gasate o bevande alcoliche, rappresenta un vero e proprio attentato per i denti, soprattutto quando si consumano in continuazione durante la giornata senza ricorrere a un accurato lavaggio. Infatti questi alimenti lasciano residui zuccherati adesivi che diventano il nutrimento ideale per i microbi presenti all’interno della placca batterica.

Ricordiamo, infatti, che la continua presenza di placca microbica (scarsa igiene orale) e di residui alimentari ricchi di zuccheri raffinati (alimentazione scorretta) sono il punto fondamentale per lo  sviluppo di carie, che diventa rapidissimo se esiste una minima cariorecettività individuale (predisposizione genetica).

 

Odontoiatria e posturologia: il sistema Keope

Negli ultimi anni il rapporto tra denti e postura è stato oggetto di numerose ricerche e studi.

È stata dimostrata la correlazione tra disordini occlusali (ovvero legati alla chiusura delle arcate dentali) e l’atteggiamento posturale dell’individuo.

Importante è la collaborazione tra diverse figure professionali (ciascuna con le proprie competenze) per effettuare una corretta diagnosi e pianificare il trattamento più idoneo per il paziente.

È risaputo che anche disordini posturali modesti possono nel tempo creare disagi e patologie quali irrigidimenti e degenerazioni dei tessuti elastici(tendinopatie, miopatie ecc.), sovraccarichi con conseguente degenerazione articolare (artrosi, meniscopatie ecc.), problemi di equilibrio.

È pertanto di fondamentale importanza l’utilizzo da parte del posturologo e dell’odontoiatra di sistemi strumentali che ci permettano di diagnosticare con precisione le diverse problematiche scheletriche di diverse parti del corpo collegate tra loro.

Quali sono le analisi che si possono effettuare?

Può risultare molto utile in fase diagnostica l’utilizzo dell’analisi occlusale computerizzata in grado di valutare i diversi contatti dentali e il carico dei muscoli masseteri fondamentali nella chiusura dentale.

Altro sistema per la valutazione è la pedana Barostabilometrica che permette il rilevamento delle condizioni posturali del paziente. Numerosi sono gli ambiti e le discipline di interesse di utilizzo del sistema: fisiatria, fisioterapia, osteopatia, ortopedia, podologia, kinesiologia, ottica, oculistica, e optometria, odontoiatria, nell’ambito sportivo generico e nel settore del benessere.

Può essere utile in determinati casi l’utilizzo di Keope, una struttura ergonomica essenziale, che attraverso la stimolazione meccanica, con il corpo in completo scarico funzionale, lavora mediante semplici principi scientifici ed apre le porte ad un benessere completamente nuovo, senza fatica, in poco tempo ed in modo assolutamente naturale.

L’ergonomia di Keope ti conduce in pochi minuti alla corretta postura e ad una dimensione di relax totale con benefici evidenti.

Migliora il tuo sistema respiratorio, quello cardiaco e vascolare ed elimina ogni tipo di disagio fisico legato all’apparato muscolo-scheletrico. Questa condizione è la premessa ideale per l’attuazione della vibrazione focale multipla.

Completo scarico funzionale

Il corpo in scarico funzionale è nella condizione in cui ogni muscolo si pone in uno stato di riposo e la maggior parte delle articolazioni sono decoaptate, consentendo una maggiore ossigenazione e un rilassamento dei legamenti.

Solo su Keope questo è possibile, poichè le sue strutture a opposizione gravitaria agiscono su punti strategici.

I benefici

Rimodellamento della postura scheletrica

Rilassamento psico-fisico

Rilassamento muscolare

Potenziamento muscolare

Abbattimento dello stress

Accrescimento delle abilità creative

Miglioramento delle prestazioni sportive

Defaticamento post prestazione

Decontrattura muscolare

e inoltre…

Allevia i dolori alla schiena

Allevia i dolori articolari

Migliora la circolazione linfatica, venosa e arteriosa

La prevenzione orale del bambino per una bocca sana da adulto

16La prevenzione orale del bambino è una buona base di partenza per garantire una bocca sana da adulto.

Abitudini di vita e alimentari corrette ed un adeguata attenzione alla igiene orale rappresentano una vera e propria terapia nei confronti della bocca.

La salute dentale e la possibilità di avere una dentizione funzionalmente corretta per tutta la propria vita è una prerogativa che chiunque si augura di poter possedere.

Tuttavia pochi riescono in realtà ad ottenerla veramente.
Molte persone passano gran parte della loro vita a curare i loro denti per le più svariate patologie, non raramente conseguono una situazione di reale soluzione dei loro problemi.
E’ difficile mantenere in una condizione ottimale la salute dei propri elementi dentali, e tali difficoltà aumentano quando gli elementi dentali non sono più integri.

L’errata convinzione che eseguire una terapia sul dente (otturazione, devitalizzazione, ricopertura protesica) lo renda resistente a nuove problematiche.

Inoltre porta purtroppo il paziente a ridurre il grado di attenzione alla igiene orale anziché ad aumentarla, perché un dente curato e ripristinato nella sua funzione (anche se da un odontoiatra abile ed esperto) sarà sempre più vulnerabile di un dente sano.

Qual è allora il modo migliore per dover ricorrere il meno possibile alle cure dentistiche?

Il modo più semplice per avere denti sani – ma anche più difficile da seguire – è la prevenzione
E’ ormai uno slogan applicabile anche ad altre situazioni il motto “Prevenire è meglio che curare”! Ma per quanto abusato, esso rimane una verità.
A volte problemi clinici nello sviluppo dentale o patologie sistemiche correlate
possono rendere gli elementi dentari ed i tessuti orali in alcuni i pazienti più vulnerabili che in altri.
Mantenere abitudini di vita e alimentari corrette ed un adeguato grado di attenzione alla igiene orale, è di per se già una terapia nei confronti della propria bocca.

La prevenzione incomincia da piccoli

Per realizzare un obiettivo ambizioso come quello di avere un cavo orale in salute
significa essere educati a dedicarsi ai propri denti sin da bambini, soprattutto quando la dentizione comincia ad avere un ruolo definitivo.
Nel bambino fino ai 6-8 anni le funzionalità masticatorie sono esercitate dalla dentizione decidua (denti da latte) composta di 20 elementi dentali.

Essa inizia a questa età ad essere sostituita ed aumentata fino a 28 elementi dentali permanenti, esclusi i terzi molari o denti del giudizio che se erotti completamente porteranno a 32 elementi la dentizione definitiva.
E’ nella educazione corretta del bambino all’importanza dell’igiene orale che si vince la prima e più importante battaglia per guadagnare nell’età adulta un cavo orale sempre in ordine.
Controlli periodici in età adulta sono fondamentali per essere sempre indirizzati dall’odontoiatra nel modo più proficuo.

In questo modo si intercettano eventuali patologie dentali e gengivali e si hanno cure efficaci evitando al massimo terapie più complesse ed estese.
Ma è certo nell’età scolare che inizia e si fissa il destino del proprio cavo orale.

6 regole per come curare i denti fin da piccoli
1. Eseguire controlli periodici con l’inizio dell’eruzione dei denti permanenti

Quando iniziano ad erompere i denti permanenti è bene eseguire controlli periodici che evidenzino problematiche relative a lesioni cariose, corretta eruzione degli elementi per intercettare precocemente problematiche di posizionamento degli elementi dentari, corrette manovre di igiene orale.

2. Effettuare quando indicato la sigillatura degli elementi dentari

 

La sigillatura preventiva di solchi e fossette del dente, si effettua mediante l’applicazione sul dente privo di carie, di alcuni materiali specifici che applicati in forma liquida e polimerizzati a diventare resine stabili, creano sul dente una pellicola di riempimento che funge da protezione dall’attacco di placca e batteri e ne facilita la pulizia domiciliare.

In pochi minuti, senza anestesia e con pochi semplici passaggi, i “dentoni” appena erotti vengono protetti in maniera efficace anche per molto tempo (fino a 24 mesi dall’applicazione).
Infatti, gli elementi dentari cuspidati, come ad esempio i primi molari permanenti che erompono dietro all’ultimo dentino da latte (senza quindi che cada nessun dentino!), sono provvisti di “montagnette” chiamate cuspidi, che alla loro base “disegnano” solchi e fossette, zone più facilmente soggette all’accumulo di batteri e placca e quindi allo sviluppo di carie dentale. Tale zona del dente dovrebbe essere sempre lavata scrupolosamente, ma al momento dell’eruzione dei molari permanenti l’età è di circa 6-8 anni e il bambino in genere non è ancora in grado di eseguire le corrette manovre di spazzolamento delle arcate dentarie.

In attesa che venga creato un videogioco sulla Playstation o sulla Wii che simula il lavaggio dei denti, è possibile aumentare le difese dei denti in eruzione con tale sigillatura preventiva!

3. Adottare corrette manovre di spazzolamento

Qualche minuto speso con l’odontoiatra può essere utile ad insegnare al bambino ad usare al meglio il tempo dedicato a spazzolarsi i denti.

4. Istituire corrette abitudini alimentari

Anche in questo caso l’odontoiatra può aiutare genitori e bambino ad imparare l’autogestione della propria alimentazione in modo che sia  completa, ma senza trascurare l’attenzione ai propri denti.

5. Effettuare un controllo ortodontico tra i 6-8 anni

A volte i denti tendono ad erompere in maniera scorretta per ragioni cliniche.

Ad esempio mancanza di spazio, agenesie dentali, deglutizione atipica, denti “bloccati” all’interno della gengiva, etc.

Altre volte per cattive abitudini quotidiane. Alcuni esempi sono: suzione del pollice, utilizzo prolungato del ciuccio neonatale, altre abitudini viziate.

E’ molto importante intercettare precocemente questo genere di problematiche. Così si può intervenire nelle fasi più corrette e sfruttare al massimo le possibilità ortopediche di correzione con ausilio di apparecchi idonei. Avere denti ben
posizionati rende infatti molto più agevoli ed efficaci le manovre di igiene orale
quotidiane.

6. Cure odontoiatriche

Purtroppo a volte è necessario eseguire vere terapie odontoiatriche anche sui denti da latte del bambino.

Vuoi perché la distruzione cariosa di un elemento rende il residuo stesso del dentino un potenziale focolaio infettivo o infiammatorio per i denti permanenti in eruzione; vuoi perché le lesioni a carico del dentino portano problematiche di dolore al bimbo.
La salute del proprio cavo orale è importante nel definire la qualità della propria vita.
Per loro, gli adulti di domani, sarà un bel regalo insegnare oggi l’importanza di essere attenti e competenti nella cura domiciliare dei propri denti.
E la rima in stile filastrocca è solo casuale!

Alitosi e dentista. Fattori e correlazioni generali

L’alitosi, sinonimo di alito cattivo, è una condizione caratterizzata dall’emissione di odori sgradevoli attraverso l’atto respiratorio.

Il dentista può aiutare ad individuare la causa e a porvi rimedio.

I fattori che provocano l’alitosi sono numerosi e includono principalmente il consumo di alcuni cibi, l’alcool o il fumo, una scarsa igiene orale, malattie gengivali profonde, secchezza delle fauci, alcune patologie e malattie sistemiche, malattie gastrointestinali e diete molto restrittive.
Secondo una ricerca svolta nel centro di Odontoiatria operativa alla State University of New York, Stony Brook, circa il 75% dei casi di alitosi ha comunque origine nel cavo orale.

Gran parte delle persone affette da alitosi non ne è consapevole, ma il numero di
persone con forme più o meno lievi del problema è piuttosto elevato; in media una persona su quattro ne soffre.

Quali sono le cause più comuni di alitosi?

Per sconfiggere l’alitosi, è determinante individuarne la causa primaria.

Ecco le principali cause:

  1. Fattori esterni
  • consumo costante di cibi quali cipolla e aglio, o di bevande quali caffè e
    alcool, nonché il fumo
  • scarsa igiene orale: placca e residui di cibo che si depositano sui denti possono diventarne una causa in maniera direttamente proporzionale al tempo che permangono nel cavo orale, prima di essere eliminati con lo spazzolamento.
  • malattie orali: gengivite e parodontite (infiammazione cronica dell’osso di sostegno dei denti)
  • protesi mobili (dentiera e ponti mobili): quando la placca e i residui di cibo che vi si
    depositano non vengano eliminati quotidianamente.
2. Fattori interni
  • tonsille: le tonsille criptiche possono trattenere resti di cibo che si accumulano nel tempo.
  • infezioni del tratto respiratorio: faringiti, sinusiti e ascessi polmonari.
  • secchezza delle fauci (Xerostomia): una ridotta salivazione all’interno del cavo orale può diventare causa di alitosi. Una ridotta salivazione può essere conseguente a utilizzo quotidiano di farmaci, a forme costanti di respirazione orale, a cure radioterapiche e chemioterapiche.
  • malattie sistemiche: diabete, ascesso polmonare, insufficienza epatica o renale, sinusite e malattie gastrointestinali possono avere come conseguenze sintomatiche anche alitosi.
Come risolvere il problema dell’alitosi?

Il trattamento dell’alitosi concerne ovviamente un intervento sulla causa primaria del suo sviluppo.
Nel caso di alitosi da problematiche orali, è fondamentale osservare a casa un’accurata igiene orale dopo ogni pasto, utilizzando dentifricio e filo interdentale per rimuovere i residui di cibo e la placca dai denti e da eventuali protesi fisse.

Molto importante anche spazzolare il dorso della lingua per eliminare da essa eventuali batteri.

Uno studio ha rivelato che spazzolare lingua e denti e utilizzare il filo interdentale, oltre a ridurre in maniera significativa il sanguinamento dei tessuti gengivali, diminuisce anche l’alitosi.
Soprattutto la pulizia della lingua è importante per la riduzione di questo problema; la maggior parte dei batteri responsabili dell’alitosi, infatti, proliferano sulla lingua e sono causa della produzione di composti volatili solforati maleodoranti quali il solfuro di idrogeno e il metilmercaptano.

Per una corretta pulizia di questa porzione di tessuto esistono in commercio particolari spazzolini con supporti pulisci-lingua, appositamente studiati per questo.
Se invece è la dieta all’origine dell’alitosi, un dietista o un nutrizionista possono aiutare a modificarla eliminando lo sviluppo del problema.

Gli specialisti che possono risolvere il problema

Per i casi di infezione respiratoria e tonsillite, uno specialista otorinolaringoiatra o
pneumologo sono le persone più indicate da contattare.
Una cospicua fetta di popolazione, soprattutto in età più avanzata, soffre invece di
secchezza delle fauci, ovvero riduzione della salivazione (xerostomia) che può essere
conseguente ad assunzione di farmaci, nonché a trattamenti di radioterapia e
chemioterapia.

Una ridotta salivazione è in grado di creare i presupposti per lo sviluppo di
alitosi nel cavo orale.
I soggetti diabetici, affetti da insufficienza renale o epatica o da malattie gastrointestinali devono consultare il proprio medico, urologo o gastroenterologo per consigli su come ridurre l’alitosi causata dalla propria malattia.
In ogni caso, se pensate di soffrire di questo problema e l’adozione di corrette manovre di igiene orale non sono sufficienti a risolverlo, rivolgersi al proprio dentista è certamente il primo passo per analizzare la presenza di problematiche di natura orale (che ricordiamo rappresentano la maggior parte dei casi di alitosi) e discriminare invece alitosi che deriva da altre possibili cause.

Disturbi dentali: il parere del dentista su quattro sintomi dentali da non sottovalutare

Il parere del dentista su sintomi legati ai disturbi dentali è fondamentale per intervenire prontamente e trovare una soluzione ottimale.

La pigrizia e il timore inducono spesso a rimandare continuamente la visita di controllo periodica dal dentista.
Meglio intervenire subito e prenotare una visita immediatamente se si manifesta in
maniera continua uno di questi sintomi.

I 4 sintomi che è meglio non sottovalutare
Dolore provocato da cibi e bevande molto freddi

Quando non si riesce più a bere e a lavare i denti con l’acqua fredda senza sentire fastidio è bene intervenire prontamente.
La forte sensibilità dei denti agli stimoli termici viene definita ipersensibilità dentinale e può essere una situazione normale dei propri denti oppure il sintomo di una patologia dentale in fase di sviluppo.
Ci sono persone che da sempre sanno di dover prestare attenzione a cibi estremamente freddi, pena una pungente sensazione di freddo ai denti.

Questa situazione può essere contingente a strutture dentali particolarmente vulnerabili per propria struttura genetica.
Quello che invece deve insospettire è l’insorgenza improvvisa di questo fastidio.
L’ipersensibilità dentinale è spesso dovuta allo sviluppo di carie su un elemento dentario, dove a causa dell’indebolimento della struttura di protezione offerta dallo smalto, lo stimolo termico riesce ad andare in profondità.

In questo caso il freddo stimola dolorosamente le terminazioni nervose presenti nella polpa stessa del dente.

A volte invece può essere indice di lesioni non cariose dello smalto a livello del “colletto” del dente, dove lo smalto stesso si usura e si riduce di spessore, con evidente riduzione della protezione delle porzioni dentinali più profonde del dente stesso.
Mentre una condizione di ipersensibilità dentinale genetica non richiede alcun intervento (possono essere utili specifici dentifrici per denti sensibili), lo sviluppo di ipersensibilità a seguito di carie o usura dello smalto richiedono interventi specifici del dentista.

Sanguinamento delle gengive

Il sanguinamento gengivale è sempre uno dei disturbi dentali indice della presenza di uno stato infiammatorio.
A volte il fenomeno è transitorio e può essere legato a qualche giorno di non corretta igiene orale domiciliare.

In queste situazioni un corretto spazzolamento coadiuvato da un
adeguato collutorio risolvono il problema in massimo un paio di giorni.
Esistono però casi in cui il sanguinamento non si risolve spontaneamente e diventa una condizione costante.

In questo caso è sempre indicata una visita dal dentista perché la cronicizzazione di uno stato infiammatorio può nascondere problemi più profondi, localizzati cioè a livello non solo gengivale, ma osseo, con riassorbimenti che creando le cosiddette “tasche osteogengivali” possono in breve tempo compromettere il sostegno stesso dei denti, con il rischio di perdita precoce degli elementi dentari.

Dolori muscolari sul viso al risveglio

Svegliarsi al mattino con la muscolatura facciale dolente è in genere indice di una
contrattura legata ad uno scorretto lavoro a cui i muscoli vanno incontro nella fase di
sonno.

Si tratta di uno dei disturbi dentali più frequenti.
Le cause di questo sono in genere il Bruxismo (il paziente di notte digrigna i denti
facendoli scivolare gli uni sugli altri, creando uno sforzo muscolare e una scorretta usura delle superfici dentali) ed il Serramento (il paziente stringe oltre misura i denti tra loro portando i muscoli a lavorare oltre il necessario).
Mentre il bruxismo è notturno, il serramento può essere anche diurno.

Entrambi le situazioni sono strettamente legate a scarico di stress da parte del paziente

La prima cura da mettere in atto può essere semplicemente una bella camomilla e un po’ di training autogeno prima di addormentarsi!
Quando però abitudini viziate notturne quali il bruxismo o il serramento dentale si
consolidano, la muscolatura responsabile dei movimenti mandibolari va incontro ad un “superlavoro” e se ne determina un affaticamento ed un indolenzimento per sforzo, al pari di qualsiasi altro muscolo del corpo.

E’ un po’ come pensare di correre la maratona dormendo: magari non avremmo problemi di fiato ma le gambe al risveglio sarebbero affaticate e piene di acido lattico!

Scherzi a parte il dolore muscolare al risveglio indica la necessità di decontrarre la
muscolatura nelle fasi di veglia e di sonno e quindi è bene intervenire con un controllo dal dentista che può consigliare la terapia più indicata, che spesso consiste in placche notturne di separazione delle arcate che riducono il superlavoro muscolare.

Sapore cattivo da un ponte o da una capsula

Tra i vari disturbi dentali, questo sintomo nasconde quasi un problema che diviene di gravità crescente quanto più si aspetta ad intervenire.

Vecchie ricoperture protesiche che non hanno mai dato problemi, manifestano questo sintomo quando residui alimentari restano in bocca al di sotto del dente
il tempo necessario per sviluppare gas derivanti da degradazione e fermentazione dei
componenti biologici dei residui, creando quella sensazione di cattivo sapore in bocca (non per forza correlato o correlabile con alitosi).

Questo può avvenire per occasionale inserimento di residui che restano bloccati senza creare fastidi e riescono ad essere rimossi facilmente dal paziente semplicemente utilizzando strumenti per l’igiene orale più efficaci (come lo scovolino dentale o il filo interdentale per ponti).

In genere purtroppo, il problema è invece legato a infiltrazioni cariose al di sotto delle vecchie capsule.

Queste, dopo aver compromesso la struttura dei monconi di sostegno delle capsule stesse, creano cavità dove si fermano più facilmente residui di cibo difficilmente rimovibili, che danno poi luogo ai fenomeni descritti.
Infiltrazioni cariose sotto ponti e capsule possono creare problemi importanti, dalla
necessità di rifacimento dei ponti fino alla completa perdita dei pilastri di sostegno.

Infatti, se ci si accorge di quello che sta succedendo quando ormai la lesione cariosa ha distrutto in maniera importante la struttura dentale sottostante, gli elementi potrebbero divenire irrecuperabili.
E’ bene quindi recarsi subito dal dentista per un controllo per intercettare il problema il prima possibile.

La frattura dentale e le sue conseguenze

La frattura dentale è una conseguenza che si può presentare a seguito di traumi facciali più o meno importanti, o anche semplicemente durante la masticazione.

E’ possibile che si possa rompere una porzione più o meno estesa di un dente.
La frattura dentale può avere conseguenze più o meno gravi a seconda dell’entità e della tipologia stessa del tipo di rottura cui l’elemento dentale va incontro.
Innanzitutto se la porzione fratturata del dente coinvolge anche parte della radice in genere la prognosi è sfavorevole e nella maggior parte dei casi prevede l’estrazione del dente coinvolto.

Se la frattura invece coinvolge soltanto la corona del dente (ovvero la parte
visibile al di fuori della gengiva), a seconda dell’entità e della porzione persa, in genere il dente può essere recuperato con diverse tipologie di cura.

Quando un dente fratturato deve essere per forza tolto?

Il dente non può essere recuperato con delle cure conservative o protesiche quando la rottura interessa una parte della radice al di sotto della gengiva tale da rendere impossibile ricostruire la porzione persa.

Oppure quando la frattura del dente è completa e coinvolge il dente per tutta la sua lunghezza (quella che viene definita “frattura verticale”).
In tali situazioni il dente deve essere estratto perché mantenerlo in bocca in queste
condizioni crea un focolaio infiammatorio che può facilmente dare adito ad infezioni che potrebbero coinvolgere anche i denti vicini.

Va anche tenuto conto del fatto che in condizioni cliniche di questo tipo diventa impossibile masticare sopra il dente che risulta estremamente dolente al contatto, tanto da rendere spesso difficile persino parlare o semplicemente chiudere i denti tra loro, anche senza interposizione di cibo.

Un dente con fratture meno estese deve comunque sempre essere ricoperto per essere salvato?

Il tipo di cure conservative con cui recuperare la funzionalità di un dente fratturato dipende molto dalla tipologia del danno, che può essere veramente molto variabile.

Si può andare dalla piccola scheggiatura dello smalto fino a perdita di porzioni che rappresentano oltre la metà del dente.
Molto spesso le fratture coronali interessano denti che hanno già subito in passato cure odontoiatriche e quando a rompersi è una porzione residua del dente la corretta anatomia del dente si ripristina ricostruendo il dente ed includendo anche la porzione persa.

Nella maggior parte dei casi, quindi, una ricostruzione del dente è sufficiente a “rimetterlo in sesto” e renderlo nuovamente funzionale.
La ricopertura protesica con la classica capsula dentale diventa necessaria quando la
porzione del dente ricostruita è troppo estesa per garantire una valida resistenza meccanica durante la masticazione, fatto questo che esporrebbe il dente ad aumentato rischio di frattura verticale con conseguente necessità di estrarre il dente. In tali casi si preferisce quindi proteggere l’integrità del dente con una ricopertura protesica.

Un dente fratturato va comunque sempre devitalizzato?

Non è necessario procedere alla devitalizzazione del dente se la frattura non coinvolge porzioni profonde del dente fino ad interessare la polpa dentaria.

Quando invece viene coinvolta la porzione profonda dell’elemento la devitalizzazione diventa inevitabile per qualunque tipo di ricostruzione o ricopertura.
Quando la frattura interessa elementi dentari di ragazzi giovani, in genere a seguito di traumi sportivi (argomento già trattato in un precedente articolo), si cerca di evitare la devitalizzazione, anche in caso di forte vicinanza con la polpa dentale, per mezzo di medicazioni che tendono ad aiutare il tessuto pulpare a non subire conseguenze irreversibili dal suo danneggiamento. Tali terapie sono un giustificato tentativo in considerazione della giovane età del paziente, ma il successo è strettamente dipendente dall’entità della lesione iniziale della frattura dentale.
In ogni caso, quando ci si trova in situazioni di questo tipo e ci si accorge che “qualcosa si è rotto” nella propria bocca, è fondamentale recarsi subito in studio dal proprio dentista per un controllo che evidenzi il problema.

In questo modo si evita che eventuali situazioni al limite vengano lasciate senza cura e peggiorino, compromettendo del tutto la prognosi di un dente con una frattura già grave ed estesa, ma ancora recuperabile dal punto di vista conservativo